Sabato 23 ottobre

Cinema Eden ore 10:00 > 16:00

in collaborazione con il Festival Meno Alti dei Pinguini
SGUARDI DALLA FINESTRA
Video-mostra di disegni e parole dei piccoli spettatori del Teatro alla Finestra
a cura di NATA Teatro

Teatro Pietro Aretino ore 11:00
anche in diretta streaming
nella pagina Facebook Rete Teatrale Aretina – Festival dello Spettatore
nel canale Youtube Rete Teatrale Aretina

presentazione del libro
LAVORO CULTURALE E OCCUPAZIONE (ed. Franco Angeli)
Incontro con gli autori Alessandra Carbonaro, Francesco De Biase
e il curatore Antonio Taormina

Teatro Pietro Aretino ore 14:30

in collaborazione con Murmuris
SPETTATORI LA GRAN REUNION #6
appuntamento nazionale dei gruppi di spettatori in Italia
gruppi di spettatori aderenti a progetti di formazione e coinvolgimento del pubblico di tutta Italia, si incontrano ad Arezzo per condividere motivazioni, desideri, visioni del pubblico a teatro.

Teatro Pietro Aretino ore 18:30 e ore 21:30

in collaborazione con il Festival Meno Alti dei Pinguini
Pindoc
LO SBERNECCHIO DEL BUBBÙ
con Pino Basile e Giuseppe Muscarello
coreografia e regia Giuseppe Muscarello
musica eseguita dal vivo Pino Basile
drammaturgia Giuseppe Provinzano

Lo sbernecchio del bubbù è un racconto sull’empatia che guarda con ironia al destino e all’inganno delle apparenze tra chi ha tanto e chi non ha niente. E’ un inno alla felicità e al saper guardare le piccole meraviglie quotidiane come vera ricchezza ben lontana dall’accumulo di beni. Il lavoro è dedicato ai bambini alla grammatica della loro immaginazione libera e coraggiosa. Nello spettacolo un musicista e un danzatore entrano in relazione tra loro, incontrandosi scontrandosi e scambiando le identità, per tornare diversi al proprio essere e capaci di entrare nei panni dell’altro con una sensibilità più acuta. Dai 3 anni in sù lo spettacolo parla a tout public rivolgendosi soprattutto ai bambini veri, quelli presenti in ogni adulto. La ricerca ha messo al centro della composizione coreografica l’ironia che parte dall’osservazione del gesto, dei movimenti e dei suoni nelle loro declinazioni popolari, umane e identitarie. La ricerca coreografica è fortemente ispirata dalla tradizione popolare siciliana, la frammentazione del gesto del pupo, la sua innata capacità evocativa si è mescolata alle sonorità pugliesi e agli strumenti effimeri suonati in scena. Musica e danza hanno generato un segno dove l’apparente nonsense si fa linguaggio. Un gioco di sospensioni e metafore per esprimere attraverso il riso il potenziale trasformativo dell’empatia. Un musicista diventa danzatore e un danzatore diventa musicista, le loro fragilità nell’essere “fuori ruolo” sono l’unica via per scoprire quanto la fiducia verso l’altro possa cambiare la vita di ciascuno.

Case Popolari di via Malpighi ore 21:30

Mulino ad Arte
MI ABBATTO E SONO FELICE
il monologo eco-sostenibile
di e con Daniele Ronco
regia Marco Cavicchioli
elementi di scena Piero Ronco, Federico Merula, Lorenzo Rota

Disagio, crisi, scarsa produttività, povertà, inquinamento, surriscaldamento globale, etc.. Ma come, nell’era del benessere ci sono tutti questi problemi?! La felicità dell’uomo occidentale pare essere direttamente proporzionale a quanto produce e quanto consuma: producendo si ottiene denaro e più denaro si possiede, più si consuma e ci si sente felici. Siamo certi di questa affermazione? Molti di noi avrebbero la risposta pronta, ma a parole siamo bravi tutti. Sono i fatti quelli che contano. Pensiamo per un attimo alla tensione che scorre all’ora di punta nei centri delle città, quando basta un clacson per far scoppiare una rissa. Pensiamo all’invidia nei confronti di chi ottiene un passaggio di livello, ai continui piagnistei delle persone davanti a uno spritz, ai milioni di finanziamenti suicidi per assicurarsi un’ automobile da 40.000 euro, alle farmacie prese d’assalto da una popolazione malata e acciaccata. Vi sembrano segni di un popolo felice? La risposta pare piuttosto scontata. Eppure i capi dei governi invitano a consumare di più, a produrre di più, con un’ inevitabile incremento della frustrazione umana. Le lotte di potere sono all’ordine del giorno e a qualsiasi livello. Dall’altra parte gli stessi capi dei governi parlano dei problemi di inquinamento, rifiuti tossici, surriscaldamento globale,… Anche qui si riscontra un paradosso non indifferente. Si spinge a produrre e a consumare di più e poi ci si lamenta di come il pianeta stia andando a rotoli? Siamo la specie più invasiva della Terra, accecata da un materialismo dilagante. L’ipocrisia è all’ordine del giorno. In tutto questo, l’unica ancora di salvezza è l’Amore. L’unica variabile impazzita,
l’unica variabile a sfuggire alle leggi della fisica e della chimica. L’amore per se stessi, per le altre creature e per il pianeta che ci ospita potrà salvarci da un declino altrimenti inarrestabile.
L’amore non costa, non crea PIL, non inquina, è scomodo perché fa ammalare di meno, perché sfugge alle statistiche, perché non è tassabile, almeno per ora. “Mi abbatto e sono felice” non utilizza energia elettrica in maniera tradizionale. Si autoalimenta grazie allo sforzo prodotto dall’attore in scena, che pedalando per un’ora intera su una bicicletta recuperata nel garage del nonno, fa girare una dinamo collegata ad un faro, che si illumina a seconda dell’intensità della pedalata. Non sono presenti altri elementi scenici, i costumi sono essenziali e originali di nonno Michele. Le musiche sono live. E’ lo stesso attore ad accompagnare il pubblico in alcune esperienze sensoriali, suonando uno strumento a percussione in legno, realizzato a mano da un artigiano africano.

DA GIOVEDÌ 21 A DOMENICA 24 OTTOBRE
Sala Sant’Ignazio ore 9:00 > 02:00
CSS Teatro stabile di innovazione del FVG –Lugano Arte e Cultura
NEL MEZZO DELL’INFERNO